IL CONSORZIO

LA STORIA

La coltivazione del riso in Baraggia affonda le radici nel lontano 1500: nel 1606 a Salussola il Notaio Carlo di Catulo segnalava l’ importanza delle «risere», nel 1609 Giulio Avogadro dei Signori di Vigliano e Valdengo presentò al Duca di Savoia la richiesta di coltivazione del riso nel comune di Balocco. Nel 1730 un decreto Ducale proibì l’ulteriore estensione dei terreni coltivati a risaia nel Basso Biellese, perché avrebbe ridotto le zone riservate al pascolo, di cui il territorio era ricco grazie alla sua naturale conformazione. Il termine “Baraggia” venne utilizzato fin dall’antichità per distinguere quei terreni, compresi tra le province di Biella e Vercelli che, per le specifiche caratteristiche della struttura geologica, si distinguevano dalla brughiera. Questo termine è da sempre stato usato per indicare terreni poco fertili, con esemplari più o meno radi di querce, betulle, carpini, con sottobosco di brugo.

Il territorio si caratterizza per la posizione morfologica, sotto forma di altipiani dove manca quasi del tutto la circolazione idrica superficiale e per la presenza di terreni argillosi, fini e costipati, per nulla fertili. Proprio a causa di queste particolari caratteristiche, che rendevano difficile la conversione del territorio a terreni agricoli, il 16 luglio 1922 il Decreto del Ministero per l’Economia Nazionale definì il comprensorio di Baraggia “territorio di bonifica” da assoggettare a trasformazione economica e sociale di pubblico interesse. Il 9 dicembre 1950, con decreto n. 3862 a firma del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, venne costituito il Consorzio di Bonifica della Baraggia Biellese e Vercellese, ente pubblico economico incaricato di operare su quest’area depressa mediante opere di bonifica e di miglioramento fondiario.

Oltre alla sistemazione e allo spianamento dei terreni ad uso agricolo, il Consorzio realizzò opere infrastrutturali, dalle strade di collegamento all’elettrificazione dei centri rurali. A partire dagli anni Sessanta lavorò incessantemente per la costruzione di tre grandi opere pubbliche, ossia i bacini di accumulo con gli invasi realizzati sui torrenti Ostola a Masserano, Ravasanella a Roasio e Ingagna a Mongrando. Questi tre grandi laghi artificiali forniscono i mezzi irrigui all’agricoltura, garantendo anche durante la stagione estiva e i periodi siccitosi la disponibilità di acqua necessaria ai consorziati del comprensorio di Baraggia per la produzione del riso DOP.

Le caratteristiche morfologiche del terreno, nonché il particolare e sofisticato sistema di irrigazione, con la raccolta delle acque provenienti da Alpi e Prealpi e incanalate direttamente verso i campi, furono i valori aggiunti che contribuirono a destare l’interesse della Comunità Europea verso la Baraggia e del riso prodotto in questo territorio, posizionato nella massima latitudine nord in cui è ancora possibile la risicoltura. Il riconoscimento ufficiale avvenne con il regolamento CE n. 982/2007, con il quale la Commissione delle Comunità Europee approvò la Denominazione di Origine Protetta per il Riso di Baraggia Biellese e Vercellese. Lo stesso anno venne riconosciuto, con apposito decreto del Mipaaf, il Consorzio di Tutela della DOP “Riso di Baraggia Biellese e Vercellese”, con l’incarico di svolgere le funzioni di tutela, promozione e valorizzazione del primo e unico riso DOP italiano.